La Valle dell'Idro, in territorio di Otranto, insieme alla Valle delle Memorie, è "responsabile" della nascita della nostra Città. Una storia affascinante che ho scoperto grazie ad un testo che trovo indispensabile per chi ama e vuole conoscere Otranto dai suoi albori, per comprendere fino in fondo o almeno per tentare di farlo, la grandezza di questo luogo. Il testo in questione è Otranto forma Urbis dal Primo Giorno di Pierpaolo Cariddi, Edizioni Esperidi, a cui rimando per approfondimenti, insieme al testo di Ingravallo , Aprile, Tiberi, La Grotta dei Cervi e la preistoria nel Salento, Manni Editore. Presso Otranto, la Valle dell'Idro ci riporta a un milione di anni fa, quando , durante il Pleistocene, precisamente nel paleolitico inferiore, emersero dal mare le terre sulle quali le precipitazioni meteoriche e le acque dei disgeli cominciarono a scorrere impetuose verso il mare, solcando quelle nuove rocce e modellandole, formando falesie e generando fenomeni carsici.
Le variazioni climatiche, con le fasi glaciali e interglaciali e il conseguente innalzamento del livello del mare, provocarono cambiamenti nell'habitat naturale e di conseguenza nella vita degli uomini e degli animali che abitavano quei luoghi e dovevano adattarvisi per sopravvivere. Nel Pleistocene superiore, quindi, il livello del mare molto basso, rese la linea di costa molto spostata in avanti. La baia di cui oggi siamo tanto orgogliosi, era terra emersa, attraversata da torrenti e popolata da animali. Nei periodi caldi le Valli dell'Idro e delle Memorie erano ricche di pozze d'acqua che consentivano la vita a uomini e animali.
A partire da 20.000 anni fa il mare ricominciò a salire, tanto che in 10.000 anni risalì al di sotto di 40 metri dall'attuale livello. La foce dell'Idro era più avanzata di quanto non sia ora. Il fiume attraversava l'attuale baia costeggiando l'alta falesia della Punta, riceveva le acque provenienti dalla Catona, si mescolava a quelle della Valle delle Memorie e sfociava un chilometro più avanti di quanto attualmente sia il Fanale Bianco. Tutto questo dimostrato dalle due foto successive tratte dal testo citato di Pierpaolo Cariddi. Vale la pena porre in evidenza quanto le acque di questi corsi d'acqua abbiano modellato il promontorio di calcarenite che all'epoca raggiungeva il braccio del porto attuale, non essendoci stata l'erosione causata nelle successive epoche dall'abbassamento ulteriore del mare.
Bisogna ringraziare gli studiosi di orografia fuori terra e quelli di batimetria marina se ora possiamo conoscere le fasi di formazione della terra su cui trascorriamo i nostri giorni.
